giovedì 21 febbraio 2008

Sassoferrato

L' espero soffia da ovest furioso portando con se nuvoloni carichi di pioggia da riversare sulla terra.
l' Umbria e il Lazio sono già state percosse dalla pioggia e ora rimangono solo le Marche;prende la rincorsa, ormai l'unico ostacolo che separa lui, vento dell'ovest dal suo obbiettivo è l'appennino,e via la sua carica si infrange contro la catena montuosa;parte dei suoi nuvoloni vengono fermati , ma i rimanenti superano le montagne e riversano la loro rabbia sui paesi ai loro piedi;tra cui un piccolo paesino chiamato Sassoferrato.
Sassoferrato è diviso in due parti borgo e castello; la cittadina non ha mai avuto un'importanza strategica ne economica, per i popoli che l' hanno dominato:dai romani fino ai nazisti.
é appollaiato su di una collina, col tempo le case sono scese e si sono allargate intorno al corso dei tre fiumi.


Fiumi d'inverno,fiumiciattoli o torrentelli in estate, il Sentino, la Marena e il Sanguerone che si incontrano tutti in un'unico balzo che è la cascata del borgo.
La nostra passeggiata ha inizio dalla roccaforte della città, ora degradata da struttura difensiva a serbatoio idrico, in cima alla quale si può vedere sia il paese che le frazioni vicine.
La rocca risale intorno al 1360 ed è stata fatta costruire dal cardinale Albornoz sotto la dominazione papale.






Scendendo per una via claustrofobica chiusa ai lati ,si arriva nella piazza del comune ricoperta da ciottoli; qui la gente sta correndo cercando di schivare inutilmente la pioggia.
Proseguendo per le strette vie medioevali si arriva alla strada principale che collega il castello al borgo.
Il borgo fu fondato dai cagliesi, fuggiti dal loro paese di origine, verso il 1300; questa parte della città si estende lungo una strada provinciale.



I tre fiumi rumoreggiano come cavalli imbizzarriti sotto i miei piedi mentre mi sto avvicinando alla chiesa di s.Maria




La pioggia batte sulle tegole della vecchia chiesa la facciata è corrosa dal tempo e dalle intemperie ma dentro è ancora rimasto il suo fascino di un tempo.
Lasciamo la chiesa per incamminarci verso un fermata del pullman,lungo la strada la gente corre cercando di riparasi la testa con giornali ,dei ragazzini si affacciano alla finestra delusi perché ora non potranno più andare a giocare fuori, dei vecchi sono seduti fuori in un tavolo del bar sotto un gazebo.
Mi incammino per una strada di campagna la vedo ora la chiesa di S.croce lì arroccata su di una collina.
Un pullman passa ci saliamo sopra, il bus è pieno ;riusciamo a trovare i posti e ci sediamo; delle ragazze al mio fianco stanno parlando di moda mentre una vecchio si sta lamentando con sua moglie perché lei ecologista non ha voluto prendere la macchina.
il pullman ci riporta verso casa.
Guardo fuori dal finestrino e vedo passarmi davanti la città:sassoferrato,dove la globalizzazione ha creato un ansa,deviando, non invadendo ancora questi luoghi

domenica 17 febbraio 2008

Al rogo gli inceneritori

Cammino per le vie cittadine il sole fa capolino dietro ai monti e la nebbia mattutina aleggia nell'aria;le strade sono ancora deserte tranne che per qualche camion. I bar hanno aperto da poco,l'odore di paste appena sfornate e dei primi caffè inebria l'aria; delle risate proveninti dalla porta del bar di fronte a me squarciano questa atmosfera di calma. Lascio la piazza per raggiungere il ponte; l'aria è fresca e una brezza leggera mi accarezza i capelli,la cascata ,che unisce i tre fiumi che attraversano la città, scroscia sotto i miei piedi. Me ne vado via da lì all' arrivo delle prime macchine per dirigermi verso la campagna;l'erba nei campi è di un verde acceso e la rugiada bagna ancora i fili d'erba. Osservo quella vasta zona verde e penso come sia possibile che il comune voglia distruggere questi campi per costruirci un TEMOVALORIZZATORE!

Grande parola questa termovalorizzatore inventata, tanto quanto l'operatore ecologico che ha soppiantato il netturbino, o il personale parascolastico per bidello. Come se di quei termini italiani ci dovessimo vergognare, mentre il burocratese di oggi magari serve a far credere chissà quali cose. Termovalorizzare,ma in verità non valorizza niente:ne territorio ne il nostro benessere. L'inceneritore però ci toglie un peso di più; un peso che sta funestando in questi giorni una città che tutto il mondo ci invidia cioè Napoli. Però l'inceneritore brucia il rifiuto producendo gravi rischi alla salute umana. Allora molti diranno e come si fà a dissolvere tutta questa immondizzia? A questa domanda a già risposto Paul Connet professore di chimica presso New York :





Speriamo che i politici sappiano già queste cose e che valutino, con il loro buonsenso, tutte le possibilità prima di avviare i processi costruttivi degli inceneritori.

martedì 12 febbraio 2008

Chi siamo?

Un gruppo di giovani ragazzi, appena o non ancora liceali, alle prime armi con la scrittura pseudo-giornalistica. La voglia di far conoscere il proprio pensiero e le nostre idee. Un giornale(ino) parrocchiale, senza pretesa, ma anche senza "scontatezza", che raccoglie le voci e temi attuali della nostra terra. Una terra a cavallo dei monti, lontana dai grandi centri e dalle grandi vie di comunicazione, una terra povera di risorse ma ricca di tradizione e di pensiero. Perché se è vero che noi siamo la generazione del futuro allora che sia chiaro alle generazioni del presente cosa vogliamo che ci venga lasciato.